Terlizzi è “il visibile nascosto”

Inaugurata lo scorso 2 agosto nella Pinacoteca “De Napoli” una rassegna fotografica sulla nostra città a cura di Beppe Gernone.

di Nicolò Marino Ceci


Il bianco e il nero decidono di colorare i ricordi con immagini senza tempo di volti immortali sublimati a simboli di una cultura che è stata, di tempi che scavano le pieghe delle guance, le rughe della fronte, le labbra screpolate, la pelle che si rilassa con dolcezza al trascorrere degli anni.

“Il visibile nascosto”, la mostra inaugurata lo scorso 2 agosto all’interno della Pinacoteca “Michele De Napoli” – e realizzata in collaborazione con “Admeridiem” e l’assessorato alla Cultura del Comune di Terlizzi – è un’antologia di fotografie realizzate già nel 1997 e riproposta oggi con un motivo di interesse in più: sono trascorsi infatti ben 12 anni e da allora curioso è notare come sia cambiata la nostra piccola città a colpi di globalizzazione e processi di modernizzazione.

A sondare e indagare i remoti fondali di tutto ciò che pur essendo visibile pare imperscrutabile, mistificato e ‘nascosto’ ai nostri sensi drogati e storditi dalla fretta della quotidianità, dall’effimero delle nostre esistenze, dall’ansia di futuro ed eterno che ci consuma e ci logora, ha provato il fotografo barese Beppe Gernone, entusiasta di riproporre questi suoi scatti e di sottoporli nuovamente all’attenzione della cittadinanza terlizzese.
Lo abbiamo ascoltato.

Che relazione c’è tra il “visibile nascosto” e Terlizzi?
Nel ’97 ho cercato di scrutare qui a Terlizzi tutto ciò che normalmente non si vede, cioè il ‘nascosto’: mi riferisco cioè a situazioni e particolari che normalmente non riusciamo a cogliere. Credo infatti che normalmente rivolgiamo a ciò che ci circonda uno sguardo superficiale e non riusciamo di conseguenza a comprenderne l’essenza. Con questa raccolta di fotografie realizzammo anche un apposito calendario nel ’98, in collaborazione con la Galleria “Ra”.

Cosa ha immortalato in queste fotografie?
Particolari architettonici come le varie statue apotropaiche disseminate nel nucleo storico della città: antiche sculture interessanti e surreali aventi lo scopo di esorcizzare il malocchio e la malasorte; ma anche persone: ho voluto infatti scoprire attraverso i volti della gente il volto di questo paese. Spesso c’è infatti una curiosa e suggestiva identità tra la gente e il luogo dove vive. Ho inoltre fotografato artigiani intenti nell’atto di modellare l’argilla o dipingere la ceramica e poi ancora fiori e serre.

Come mai ha rivolto un’attenzione particolare anche alle attività artigianali di questa città?
Attraverso queste attività artigianali emergono le radici molto robuste di una città che preserva così la sua storicità e il suo sapore di antico: a Terlizzi è possibile scoprire l’essenza del lavoro e della volontà dell’uomo che cerca di plasmare la terra e la materia prima. Dal ’97 molto è cambiato e nel corso dell’esposizione di questa mostra sto realizzando una serie interviste a visitatori scelti casualmente per vedere se e quanto la fotografia riesce a far riflettere in loro sui cambiamenti di una realtà rispetto ad un presente già lanciato verso il futuro.

Quale la foto che più le piace?
E’ difficile sceglierne una ma mi colpisce molto la foto in cui ho ritratto un anziano avente alle spalle l’antico Portale di Anseramo da Trani.

Perché?
Secondo me questo scatto è rappresentativo dell’intera rassegna e più in generale della magia di Terlizzi: il portale infatti anticamente apparteneva alla Cattedrale e in seguito alla sua distruzione è stato collocato nell’attuale posizione; quindi ho percepito la suggestione di un maestoso portale trasferito magicamente in un posto che non è il suo. È affascinante come lo è del resto tutta questa città con le sue statue apotropaiche e con una forte vocazione per l’artigianato strettamente legato ai prodotti della terra, che l’uomo ancestralmente ha sempre cercato di modificare.

Cosa è cambiato da allora?
In poco più di dieci anni è cambiato il mondo, la nostra quotidianità; è subentrata una globalizzazione imperante che forgia a sua immagine un mondo sempre più dinamico e sempre più in via di modernizzazione. Chiaramente nei piccoli paesi come Terlizzi il processo di modernizzazione attecchisce più difficilmente perché più forte e radicato è il sistema di usi e tradizioni che si apre meno facilmente all’innovazione e ai cambiamenti proposti dal passare del tempo e degli anni. L’aspetto che più mi ha colpito della vostra cittadina è che nonostante questi forti cambiamenti, riesce comunque a preservarsi autentica e genuina come è stata un tempo.

da “Terlizzilive.it”

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