“Festa Maggiore al futuro” da La Nuova Città articolo curato da don Michele Cipriani

Occorrono dei mutamenti. Sostanziali. In chiave civica ed ecclesiale. Altrimenti i festeggiamenti di agosto rimarrebbero appannaggio di pochi affezionati.

Festa Maggiore al futuro

Con lo sguardo di oggi, ritieni che la Festa Maggiore che si organizza e celebra in città abbia un futuro o è destinata a restare un pezzo sia pure interessante di archeologia religiosa made in Terlizzi?

La mia opinione è che senza ripensare il passato e proiettarlo verso il futuro, la nostra Festa rischia di scomparire perché non parla più ai giovani e rimarrebbe misero appannaggio di pochi affezionati.

Occorrono, dunque, dei mutamenti. In chiave civica…

Anzitutto si dovrebbe celebrare in una data fissa, non soggetta a slittamenti, perché ciascuno possa programmare la sua presenza, perché rientri nel calendario degli operatori commerciali e orienti le varie iniziative anche pastorali.
È opportuno non confinare al Campo sportivo i vari commercianti, ma siano integrati nella Festa. Il Comune dovrebbe offrire le infrastrutture minime: una presa di corrente indispensabile per illuminare i vari stands e i bagni chimici. Bisognerebbe, poi, curare un clima di accoglienza per gli emigrati terlizzesi, organizzare un incontro annuale cittadino per ascoltare osservazioni e proposte in spirito di democrazia e partecipazione, affinché le decisioni amministrative non calino sulla testa dei cittadini e il futuro del paese non sia deciso soltanto dai politici e dai dirigenti spesso estranei alla cultura e alla realtà terlizzese. In un clima di festa, credo che una buona idea sia anche quella di premiare i terlizzesi meritevoli. È anche opportuno che il budget della Festa non lieviti di anno in anno e si lasci un qualche segno tangibile, culturale, sociale, religioso a ricordo della Festa.

In chiave ecclesiale…

Dovrebbe essere un momento alto per una valutazione etica sullo stato della città a livello civile e religioso. Non è un’idea peregrina, giacché avviene in diverse città italiane. Ne ricordo solo due: Milano per la festa di sant’Ambrogio e Palermo per la festa di santa Rosalia. Una città che non esamini il suo stato di salute, rischia di fare della festa una passerella tradizionale, più o meno démodé, con qualche ritocco di modernità, per alcuni anche alienante.
Sarà bene anche “auscultare” il livello della comunicazione, la qualità dei servizi, la legalità sostanziale e non solo apparente. La mafia si esprime anche come mafiosità in vari modi, in Sicilia e tra noi, in alto e in basso. Tutto questo per allontanare dal sacro anche il sospetto più piccolo di illegalità e malaffare.

Una bella utopia?

Più che utopia, che significa sogno che non ha terra per radicarsi, direi un sogno diurno che può divenire realtà, specie se sono in tanti a farlo. Don Tonino Bello ci ha dato un esempio luminoso di questo stile di Festa Maggiore nell’omelia pronunciata in Concattedrale il 6 agosto 1989. Ed è proprio il caso, chiedendone la beatificazione, di rivisitare la sua proposta e il suo metodo perché la festa sia davvero “maggiore” e abbia un “futuro altro”.

don Michele Cipriani

da “La Nuova Città”  – Luglio/Agosto 2013

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