La posizione del Comune e del Comitato Feste patronali.
Se tutto fosse andato come sarebbe dovuto andare probabilmente ora saremmo a fare il bilancio di una Festa Maggiore bella, colorata ed emozionante come sempre; ma invece non è andata così.
Di fronte all’assoluta eccezionalità della rottura del timone – risalente al 1813 – del Carro Maggiore persino la questione della carne arrostita, che non c’è stata in questi giorni di Festa, sbiadisce a tema di secondo piano e di poca importanza; ma occorre a parer nostro cercare di far luce in merito.
Abbiamo quindi ascoltato i tre attori della bagarre, partendo dal Comitato Feste Patronali, con il Vice Presidente Francesco Barile, dalla Civica Amministrazione attraverso le parole di Nicola Lavermicocca, Dirigente Ufficio Settore III Sviluppo Economico, Sociale e Culturale per finire con i diretti interessati – i macellai terlizzesi.
Ecco come rispettivamente Barile e Lavermicocca hanno spiegato la questione, che affonda le sue radici già in una Conferenza di Servizio tenutasi nello scorso aprile cui parteciparono Amministrazione Comunale, Ufficio Igiene e la rappresentanza dei macellai locali.
Barile, come è possibile spiegare la questione della carne arrostita durante questa Festa?
“Il problema delle macellerie di Terlizzi è purtroppo un problema atavico per questo paese. Nel 2007 è stata promulgata una legge che prescrive il divieto di arrostire e generare fumi in luoghi pubblici: nonostante il Comitato e il Comune tengano tantissimo alla Festa Maggiore e alla tradizione della carne arrosto non possiamo ignorare questa legge”.
Come è andata invece gli scorsi anni?
“Gli altri anni si è chiuso un occhio nello spirito della Festa Maggiore, ma con il trascorrere degli anni è normale che la gente abbia accusato via via maggiore disagio a causa dei fumi”.
Quale soluzione era stata quindi proposta?
“Nella Conferenza di servizio l’Autorità Sanitaria, unitamente all’Amministrazione spiegò ai macellai l’impossibilità di arrostire all’aperto per l’entrata in vigore di una legge che lo vietava espressamente, proponendo invece di arrostire in apposite aree attrezzate con braci e canne fumarie a norma”.
Quale è stata la risposta delle macellerie?
“La risposta è stata negativa in quanto il loro desiderio è rimanere ad arrostire nel paese, ma sarebbe impossibile farlo senza arrecare disturbo con i fumi in quanto dovrebbero arrostire all’interno dei propri locali e dato che nei giorni della Festa l’affluenza è notevole, sarebbe impensabile una soluzione di questo tipo”.
Quindi?
“Avrebbero bisogno di braci molto più grandi, che però non hanno all’interno dei locali: ecco perché è stata pensata un’area fuori dal centro urbano dove concentrare tutte le macellerie che avrebbero dovuto pagare solo l’occupazione di suolo pubblico, somministrando la carne in tutta tranquillità. Questo per quanto riguarda i giorni della Festa, mentre per il resto del mese di agosto era stato loro proposto di poter allestire delle “aree pic nic” nelle vicinanze delle macellerie per accogliere i clienti, senza poter però somministrar loro la carne in quanto in tal caso occorre la licenza di somministrazione”.
Le macellerie non hanno arrostito però durante la Festa. Come commenta questo dato?
“La nostra intenzione non era assolutamente ostacolare i macellai di Terlizzi ma anzi; ci dispiace molto per come è andata”.
Abbiamo quindi intervistato il Dirigente Lavermicocca, presso il nuovo mercato dei fiori, per avere strumenti tecnici più precisi per leggere la complessa vicenda.
Perché non si può arrostire in luoghi pubblici?
“C’è una Deliberazione di Giunta Regionale del 2007, che recepisce a sua volta un’Ordinanza del Ministero della Salute del 2002, che sancisce espressamente il divieto di cottura in luoghi pubblici, raccomandando invece che i punti di cottura debbano essere locati ad una distanza “di almeno 10 metri dalle circostanti abitazioni; [..e debbano essere] dotati di idonei sistemi di convogliamento dei fumi”, cioè un’adeguata canna fumaria”.
E quindi avevate proposto un’apposita area attrezzata.
“Certo ma non solo: abbiamo offerto alle macellerie della città un doppio escamotage per non incorrere nella violazione della Deliberazione suddetta, permettendo loro di arrostire normalmente all’interno e mettendo a disposizione un’area in cui disporre sedie e tavolini per i clienti, cui però non poter somministrare carne e cibi. In caso di somministrazione senza licenza infatti si potrebbe incorrere nell’illecito di concorrenza sleale con le altre attività commerciali – come le pizzerie ad esempio – che invece hanno tale licenza”.
Infine, per una completezza di informazione abbiamo riportato qui di seguito uno stralcio dell’Ordinanza Ministeriale del 2002 e della Deliberazione di Giunta regionale del 2007.
Ordinanza 3 aprile 2002 del Ministero della Salute: “Requisiti igienico – sanitari per il commercio dei prodotti alimentari sulle aree pubbliche”: all’art1 tale ordinanza definisce le aree pubbliche cui è diretta come quelle “nelle quali si effettuano, in un determinato arco di tempo, anche non quotidianamente, i mercati per il commercio dei prodotti alimentari” e all’art.2 dice:”le aree pubbliche di cui all’art.1 […] devono possedere caratteristiche tali da garantire il mantenimento delle idonee condizioni igieniche”.
Tale ordinanza è stata recepita dalla Delibera di Giunta Regionale 4 luglio 2007 n. 1077 che al capitolo “il commercio su Aree Pubbliche durante Sagre e Fiere” afferma:”il commercio di alimentari e bevande su aree pubbliche in occasione di manifestazioni temporanee come sagre, fiere, feste e simili deve svolgersi su aree aventi i medesimi requisiti e servizi minimi di cui al capitolo del presente atto dal titolo “Caratteristiche generali delle aree pubbliche”. […] Durante tali manifestazioni […] è consentita esclusivamente l’effettuazione della cottura di prodotti della pesca, preparati di carne ed altri prodotti di gastronomia da vendere cotti. […] Detta cottura potrà essere realizzata in un settore separato posto nel perimetro di un negozio mobile oppure di un banco temporaneo o anche di uno stand gastronomico […] ovvero in locali utilizzati occasionalmente allo scopo a condizione che […] i punti di cottura vengano posizionati in spazi sufficientemente ampi che assicurino la distanza di almeno 10 metri dalle circostanti abitazioni; siano dotati di idonei sistemi di convogliamento dei fumi; rispondano a requisiti di sicurezza per gli addetti all’attività e vengano posizionati in maniera da garantire la sicurezza degli utenti”.
da “Terlizzilive.it”
35 commenti su “Festa Maggiore in tono minore senza le braci”
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