La letteratura ha la peculiarità di attraversare le anime, spesso crea analogie introspettive: che si possa essere a Terlizzi o a Canelli o altrove, regala sensazioni uniche. Rileggevo La luna e i falò di Cesare Pavese e le parole che ho incontrato sulla pagina parlano anche della mia terra e mi conducono a essere tanti cuori, tanti volti, tanti profumi, di chi torna per vivere giorni sereni. Quello che leggerete lo dedico a chi mai reciderà le proprie radici… e a chi, purtroppo, le dimentica…
“Era strano come tutto fosse cambiato eppure uguale. Nemmeno una vite era rimasta delle vecchie, nemmeno una bestia; adesso i prati erano stoppie, la gente era passata, cresciuta, morta… le radici franate, le stradette lontane sulle colline del Salto, le aie, i pozzi, le voci, le zappe, tutto era sempre uguale, tutto aveva quell’odore, quel gusto, quel colore di allora… quando eravamo tutti ragazzi”
Francesco de Nicolo
24 commenti su “La mia gente”
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